Dal 1834, parte della storia del Friuli
Domenico Rubini
fecit MDCCCXXXIV
Il Folador non ha una storia gloriosa, ma un passato ricco di cambiamenti anche radicali.
Villa Rubini a Merlana fu costruita nel XVIII secolo dall’antica famiglia friulana dei conti Mantica.
Nel 1833 il conte Nicolò del fu Leonardo Mantica vendette l’intero complesso, con l’adiacente tenuta agricola di 272 campi friulani, a Domenico Rubini il quale, sviluppando l’attività del padre Pietro, era divenuto uno dei maggiori produttori di filati di seta in Friuli, filati che provvedeva a commerciare su larga scala, viaggiando (evidentemente in carrozza!) per raggiungere Milano e Vienna, dove aveva allestito depositi dei suoi prodotti.
Fu lui che provvide a costruire al lato Nord del giardino un nuovo magazzino agricolo, in sostituzione di quello più piccolo precedente. Si tratta del tipico “folador” della pianura friulana: cioè un edificio con al piano terra due lunghi vani affiancati, uno a Sud destinato a tinaia, ed uno a Nord destinato a cantina, e al primo piano un unico vano destinato a deposito delle granaglie.
In un periodo successivo l’edificio venne utilizzato per l’allevamento del baco da seta, installandovi i necessari fornelletti, in seguito rimossi.
Ciò che lo rende eccezionale sono le sue dimensioni: sessanta metri di lunghezza per quattordici di larghezza, e la conseguente grandiosità delle capriate che sostengono il tetto.
A pensare che le travi, lunghe oltre quattordici metri, furono trasportate fin lì dai boschi della Carnia, lontani un centinaio di Km., in un’epoca in cui non esistevano le ferrovie, si fatica ad immaginare il lungo corteo di carri che dovette attraversare la pianura friulana.
Il complesso immobiliare è rimasto di proprietà della famiglia Rubini, senza subire modificazioni di rilievo, fino a quando negli anni 2010/2011 l’attuale proprietario dr.Giovanni Rubini trasformò l’edificio del “folador”, ormai inutilizzabile per i suoi scopi originari, destinando i suoi vasti spazi a riunioni pubbliche e private, anche di grande ampiezza.
Si trattò di un’opera molto impegnativa; basti pensare che tutte le capriate del tetto vennero sollevate di circa un metro rispetto alla loro posizione originaria.
Furono anni di grande impegno, affrontati con entusiasmo: ma dopo mille incertezze e problemi il risultato ha superato ogni aspettativa del proprietario, che non potrà mai dimenticare l’emozione provata nel sentir suonare un concerto di Mozart nel salone al primo piano, dove prima si sentiva solo il tubare dei colombi!